A cura di Daniela Ferrari
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La famiglia Capilupi di Mantova
Vicende storiche di un nobile casato
299
L’archivio Capilupi eredi di Mantova
Daniela Ferrari
Introduzione
L’
archivio Capilupi, prodotto da una delle famiglie mantovane più il-lustri e di antico lignaggio (Fig. 1), è stato acquisito dall’Archivio di Stato di Mantova in due successivi momenti: nel 2013 Flavia e Silvia Capilupi, di concerto con la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia,
afdarono in custodia coatta all’istituto mantovano la parte di loro proprietà, già conservata nell’antica villa di Suzzara, a seguito dei danni causati dal si
-sma del 2012, che avrebbero potuto compromettere la salvaguardia del mate-riale documentario
1
. L’anno seguente Alberto, Carlo e Lelio Capilupi, di loro iniziativa, hanno provveduto a depositare, a loro volta, i documenti di cui sono proprietari, esistenti presso le rispettive residenze mantovane
2
.Il fondo documentario, pur rimanendo suddiviso in due nuclei giuri-dicamente distinti, denominati rispettivamente Archivio Capilupi eredi di
Mantova e Archivio Capilupi eredi di Suzzara, ha potuto così nalmente ritrovare una propria unitarietà, almeno ideale, ed è stato oggetto di ricogni
-
zioni di massima che ne consentono la consultabilità.
All’interno dell’Archivio di Stato esso ha assunto una posizione pre-minente tra gli altri archivi gentilizi conservati, sia per l’elevato interesse
storico, sia per la consistenza quanticabile in quasi duecento unità, collo
-candosi accanto ad altri importanti archivi familiari, come quelli prodotti dalle famiglie Cavriani, Arrigoni, Castiglioni, Casati Stampa di Soncino, de Moll (che ha assorbito anche l’archivio dei Gonzaga del ramo di Castiglione delle Stiviere), e altri giunti a noi soltanto in parte (come l’archivio Gobio
1
Il trasferimento fu da me curato, insieme a Francesca Frugoni, all’epoca funzio-naria della Soprintendenza Archivistica per la Lombardia; successivamente assegnai un incarico di riordinamento di questa parte dell’archivio a Vanna Manfrè, i cui risultati sono riassunti nel suo contributo presente in questo volume.
2
Cfr.
D. F
ERRARI
,
I Capilupi e il loro archivio
, in “La Reggia”, 3, settembre 2015, p. 15.
Daniela Ferrari300
Casali), o dei quali sono stati acquisiti sporadici lacerti sul mercato antiquario (è il caso dei documenti Arrivabene e Aldegatti).L’acquisizione del pregevole ma-teriale documentario, concretizzatasi soltanto al termine dei miei anni di di-rezione dell’Archivio di Stato di Man-tova, ha conosciuto un lungo percorso. Risalgono, infatti, al 1996 i primi elen-chi redatti in occasione di sopralluoghi effettuati presso gli eredi – che ringra-zio per la cortesia con la quale mi han-no sempre accolta – per rispondere a studiosi italiani e stranieri che chiede-vano di poter consultare o riprodurre qualche raro e prezioso manoscritto, lacerti sopravvissuti della celebre bi- blioteca di famiglia, ritenuta degna di
un catalogo a stampa già dalla ne del XVIII secolo
3
, ma purtroppo soggetta
a vendite e dispersioni ben più dell’archivio, a partire dalla prima metà del Settecento, e noticata dalle Sovrintendenze Bibliograche della Lombardia
e del Lazio tra il 1930 ed il 1932,
nel tentativo di porre ne alla diaspora se
-guita a un contenzioso di successione ereditaria
4
. Un dettagliato “Inventario e stima dei codici manoscritti, libri a stampa, mobili e quadri costituenti la biblioteca Capilupi nella villa Emma in Castellucchio”
5
, redatto dal conte
3
Nel 1797 l’erudito spagnolo Juan Andres (1740-1817) catalogò i manoscritti della bi- blioteca, rendendola nota agli studiosi e denunciandone nel contempo lo stato di abbando-no. Al suo
Catalogo de’ codici manoscritti della famiglia Capilupi di Mantova
, Mantova, Società
all’Apollo, 1797, riconosciuto unanimemente da studiosi e intellettuali come strumento di ricerca di grande valore, si fa riferimento nella descrizione dei codici (bb. 9-28).
4
Cfr.
S. C
IRASOLA
,
La
biblioteca della famiglia Capilupi di Mantova: un tentativo di rico-struzione
, in «Culture del testo e del documento. Le discipline del libro nelle biblioteche
e negli archivi», anno X, n. 30, 2009, pp. 107-110, e il contributo della stessa autrice in
questo volume.
5
L’inventario è conservato agli atti presso la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia, che ne inviò copia, su richiesta di chi scrive, all’Archivio di Stato di Mantova
nel 1986 (cfr. ASMn, archivio della Direzione, fasc. XII.4, prot. 2559, 12 novembre 1986).
La villa Emma di Castellucchio, presso la quale erano stati trasferiti la biblioteca e l’ar-Fig. 1
–
Stemma Capilupi, sec. XVI (Mo
-naco, Alte Hofbibliothek, Cod. Icon. 274,
Insignia...
, vol. IX, p. 126r).
L’archivio Capilupi eredi di Mantova. Introduzione301
Alessandro Magnaguti – uomo di rafnata cultura, collezionista di antichi
-
tà e numismatico – tra il 9 e il 12 luglio 1935, dedica particolare attenzio
-ne anche all’archivio, descritto a più riprese: “È costituito da ben 164 buste di egual dimensione (trascuro in questo computo l’archivio, che chiamerò rurale, di nessuna importanza venale per il nostro assunto, e quelle buste che contengono documenti, lettere, conti, ricevute, per la maggior parte di carattere privato e di epoca moderna), racchiudenti importanti documenti storici per la storia d’Italia e dell’Europa specie tra il periodo che corre dal 1536 al 1564. Notevole più di tutti è il voluminoso (circa 300 doc.) carteggio diplomatico di monsignor Ippolito Capilupi, da Roma, al cardinale Ercole Gonzaga a Mantova, e di questi a lui. Notevole pure quello di Camillo I ambasciatore di Mantova alla corte cesarea (…), rarissime, tre interessanti lettere di Giulia Gonzaga e quattro di Eleonora Gonzaga duchessa d’Urbino
(...). Non ho assolutamente trovato le centinaia di lettere di San Carlo Borro
-meo che sua eccellenza Luzio mi accertava si trovassero, per quante ricerche coscienziose io abbia fatto (...). Proseguo le ricerche nell’archivio e trovo due
lettere rmate da Federico Borromeo (però non di San Carlo) e il carteg
-gio di Svezia e Polonia, costituito fra moltissimo materiale da sette lettere
preziose provenienti da Stoccolma con rma del re Giovanni e della regina Caterina e con un sigillo magnico e srcinale, nonché due lettere di Swat
-
zöe. Unito a questo materiale vi è un altro carteggio vario e ricco di rme
autografe (…). Dell’archivio esamino poi altri documenti importantissimi
con autogra di Bernardo Tasso, del cardinale Ippolito da Este, di Leonora
di Urbino, di Francesco II re di Francia, del duca di Montmorency, di Ferran-te Gonzaga e un pacco di incarto politico storico steso tra il 1570 e il 1600 di grande importanza (…), tra queste pergamene trovo la più antica esistente
nell’archivio capilupiano, precisamente del 1244, scritta per il pontece In
-nocenzo (…)”
6
. Magnaguti conclude la sua relazione con un accorato appel-lo: “Non essendo l’attuale mio compito quello di archivista, o bibliotecario, per il che avrebbero occorso anni di lavoro, ci tengo a dichiarare che pure avendo eseguito scrupolosamente il mio dovere, ho però dovuto farlo in modo sommario. Prima, però, di chiudere questo mio verbale, che ho assol-to con affetto di amico e passione di studioso, raccomando, supplico, invoco
che tolta ogni diversità, questo archivio venga collocato in ambiente miglio
-
chivio Capilupi, fu acquistata nell’ottobre 1880 dalla marchesa Emma Pastore Capilupi,
moglie di Giulio (1847-1918), da cui prese il nome; rimase in proprietà della famiglia no
al 1947.
6
Ibidem.
Daniela Ferrari302
re aerato e conservato con quell’amore che merita la sua grande importanza, se non si vuole da qui a pochi anni forse il suo completo sfacelo”
7
.
L’attuale irreperibilità di alcuni dei documenti da lui descritti testimo
-nia come il complesso documentario sia andato soggetto a ulteriori disper-sioni, smembramenti e trasferimenti anche dopo il 1935; l’auspicio, invece,
che le carte potessero trovare una sede idonea si è avverato, benché a quasi
ottant’anni di distanza, grazie alla recente acquisizione da parte dell’Ar-chivio di Stato. Nel 1965 la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia
procede a emanare la notica di interesse storico al marchese Giuliano Ca
-pilupi, per la parte conservata nella villa di Suzzara
8
; da una relazione della medesima Soprintendenza apprendiamo che proprio in quell’anno “contra-sti di interessi e intransigenza delle parti hanno provocato, nel 1965, una divisione dell’archivio. In occasione di essa è stato redatto un inventario dei
codici manoscritti, che in realtà è un elenco parziale comprendente 126 tra
manoscritti e documenti (...)”
9
; qualche anno dopo è possibile, nalmente, procedere con la notica di interesse storico anche ai marchesi Luigi e Carlo
Alberto Capilupi per la documentazione conservata a Mantova
10
. Da tempo agli archivi privati viene rivolta un’attenzione crescente in relazione al ruolo che essi assumono come fonti storiche. Il percorso per
giungere a una loro legittimazione, sia da parte della storiograa, sia da
parte dell’archivistica, intrapreso nel corso del Novecento con crescente consapevolezza metodologica, ha trovato spazi di fecondo dibattito negli
ultimi decenni in sede di saggi e di convegni, frutto di procua interazione
tra storici e archivisti, che hanno aperto nuove prospettive di ricerca e nuove linee nei criteri di riordinamento
11
.
7
Ibidem.
8
Ivi, 21 maggio 1965.
9
Ibidem
; la relazione è frutto di una ispezione effettuata da Ugo Fiorina il 30 giugno e 1 luglio 1969.
10
Ivi, 5 novembre 1969.
11
Senza pretesa di esaustività, si vedano gli atti dei convegni, e le bibliograe in essi
contenute:
Il futuro della memoria. Atti del convegno internazionale di studi sugli archivi di fa-miglie e di persone
, Capri, 9-13 settembre 1991, Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi, 45, Roma 1997, voll. 2; Archivio di Stato di Vicenza,
Un archivio per la città
, a cura di G.
M
ARCADELLA
, atti della giornata di studio sugli archivi di famiglia, Vicenza, 4 aprile 1998,
Bassano del Grappa (Vicenza) 1999;
Archivi nobiliari e domestici. Conservazione, metodologie di riordino e prospettive di ricerca storica. Atti del convegno di studi
, Udine, 14-15 maggio 1998, a cura di L.
C
ASELLA
-R. N
AVARRINI
, Udine 2000;
Storie di casa negli archivi storici delle famiglie piacentine. Atti del convegno di studi, 12 aprile 2002
, in “Bollettino Storico Piacen
-
tino”, Anno XCVIII, fasc. I, gennaio-giugno 2003; CNR-SeGID,
Archivi privati. Studi in